Presentazione
A volte vorresti che la tua vita potesse racchiudersi in un perimetro definito, certo e sicuro, come un tempo, il cui mondo era racchiuso in un campo circondato da alberi altissimi, nel suo tempo di lunghe stagioni, nella voce delle cicale, dove tutto bastava e tutto era lì. Oltre quei rami che fermavano il cielo ed il vento, non c'era che un nulla a noi indifferente. Ma purtroppo non è così e la vita ci richiama a quel bisogno di carezze, le stesse carezze che ci ricordiamo da bambini, quelle carezze che racchiudevano tutto l'affetto dei nostri cari.
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Era il tempo in cui il mondo era racchiuso in un campo, nel suo tempo di lunghe stagioni, nella voce di cicale come bordoni insistenti. E tutto bastava: oltre i rami che fermavano il cielo ed il vento non c’era che un nulla a noi indifferente. Il canto intercala ad ampi fraseggi in lingua italiana, un vivace ritornello in lingua friulana, basato su uno zoppicante e intrigante tempo di 5/8. Tonalità minori e maggiori accendono sogni luminosi, carezze che arrivano dal tempo. Il termine taviele indica la campagna coltivata; il termine zei indica il cesto di vimini, con manico incurvato, di uso comune nelle case e nei campi; il termine riese o riesi indica, in molte zone, il grumereccio, ossia il fieno tardivo, più corto e più tenero del maggese.
C'era il temporale,
poco autunno, poi la neve;
carezze del domani,
di un'ora troppo breve.
C'era un colpo d'ala,
c'era un'eco di cicala;
le favole sospese
che aspettano la luna.
Oltre non c'era niente,
oltre quel po' di cielo,
oltre quei rami a marginare il vento.
Biele taviele, zei di rosade,
bionde di riese, biele, biele.
Oltre non c'era niente,
oltre quel po' di cielo,
con la rugiada a dissetare i sogni.
Biele taviele, zei di rosade,
bionde di riese, biele, biele.