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La contrà de l'acqua ciara

Note d'attacco

MI MI SI SOL  (2:30)

Presentazione

La canzone racconta di una contrada, una piazza e al centro una fontana, un tempo luogo gioioso e pieno di vita, attorno alla quale giocavano i bimbi, nascevano gli amori, ci si ritrovava per parlare e sparlare, dove persino i sassi sapevano le storie, fino a quando la gente non lo abbandonó lasciandola ai vecchi ed all'oblio. In questa via nessuno canta piú, nessuno fa più festa, solo una fontana rimane a testimonianza dei bei tempi andati.

 

Una poesia dedicata alla gente della montagna. Una montagna che si stava spopolando, siamo nei primi anni ’60, con i montanari che scendevano in città e diventavano anonimi abitatori delle periferie urbane.

In una recente intervista, De Marzi dice: ”Nella contrada che ho cantato, come in altre delle nostre montagne, ora vivono molti immigrati; e sono tornati i giochi dei bambini, magari in lingue diverse. Ecco un’altra felicità che consola i miei giorni inquieti”.

Sono passato e non c’era nessuno. Silenzio attorno e dentro le case. In un attimo, ci ritroviamo in una delle minuscole comunità disseminate sui nostri monti, Alpi o Appennini che siano, alle prese con la neve, la pioggia, la siccità. Luoghi di boschi e legna, camini e focolari, polenta e patate, mele e verze dell’orto, gli animali delle stalle e quelli lasciati liberi nei pascoli. Un canto che si svolge come quegli stessi racconti, i filò, che nelle stalle o davanti al focolare, punteggiavano le ore di veglia delle sere d’autunno e d’inverno. Una contrada, una piazza e al centro una fontana, un tempo luogo gioioso e pieno di vita, attorno alla quale giocavano i bimbi, ci si ritrovava per parlare, dove persino i sassi sapevano le storie. Paesi e villaggi che ora non esistono più, dilaniati, distrutti, senza più fumo dai camini, senza i giochi dei bambini, solo il nulla…

La contrà de l’Acqua ciara

no zè più de l’alegria,

quasi tuti zè ‘ndà via

solo i veci zè restà.

Le finestre senza fiori,

poco fumo dai camini,

senza zughi de bambini

la montagna zè malà.

Su in contrà de l’Acqua ciara

solo i veci zè restà.

 

Torno torno la fontana

dove i sassi sa le storie,

se gà perso le memorie

che racconta la contrà.

No’ se ride, no’ se canta,

no’ se fa filò la sera,

no’ vien più la primavera,

la se gà desmentegà.

Su in contrà de l’Acqua ciara

solo i veci zè restà.

 

Su in contrà de l’Acqua ciara.

Parti suddivise per registro

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