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Va pensiero

Note d'attacco

LA

Presentazione

Quest’opera parla della prigionia degli ebrei e della loro oppressione, ma questa oppressione era la stessa che Verdi vedeva per gli italiani prima dell’unificazione. 

Il coro “ Va, pensiero…” è la preghiera che gli Ebrei rivolgono per la loro Patria. Collocato nella terza parte dell’opera è scritta nell'insolita tonalità di Fa diesis maggiore e nella breve introduzione orchestrale le sonorità iniziali, sommesse e misteriose, si alternano all'improvvisa violenza degli archi in tremolo e le ultime battute, con i ricami di flauto e clarinetto in pianissimo, sembrano voler evocare quei luoghi cari e lontani di cui parlano i versi. A continuare si innesta il coro, che da suono sommesso ed elegiaco iniziale trova momento di vigore alle parole «Arpa d'or dei fatidici vati», prima di ripresentarsi un'ultima volta («O t'ispiri il Signore un concento») per poi terminare con un pianissimo soave anelito di speranza.

Va, pensiero, sull'ali dorate;
va, ti posa sui clivi, sui colli,
ove olezzano tepide e molli
l'aure dolci del suolo natal!

​

Del Giordano le rive saluta,
di Sionne le torri atterrate.
O, mia patria, sì bella e perduta!
O, membranza, sì cara e fatal!

​

Arpa d'or dei fatidici vati,
perché muta dal salice pendi?
Le memorie nel petto raccendi,
ci favella del tempo che fu!

​

O simile di Sòlima ai fati
traggi un suono di crudo lamento,
o t'ispiri il Signore un concento
che ne infonda al patire virtù!

Parti suddivise per registro

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