Presentazione
Quante volte una canzone, una melodia, raffiora in noi ricordi e ci riporta ad un momento della nostra vita o ad una persona cara. Ecco che quella melodia ci ha restituito un po’ di quello spazio segreto dove vive la bellezza. "Sò dove l'erba nasconde la rugiada... sò dove i grilli accordano i violini... sò dove nasce la voglia di cantare"
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Contemplare la natura, immergersi in essa fino a sentirsene parte riconoscendosi "docile fibra dell'universo" è un miracolo che il cuore dell'uomo cerca dal profondo, talora affannosamente.
Il brano di Bepi de Marzi che propongo qui oggi, intitolato "Cantare", è una pagina di poesia in parole e musica che scende nell'anima a farci cogliere proprio l'angolo segreto in cui nasce la contemplazione della natura e da cui, insieme alla gioia, sgorga il desiderio dolce e irrefrenabile di condividerla attraverso il canto.
Il pezzo, simile nel ritmo ad altri brani dello stesso autore, è tuttavia originale per i frequenti cambi di tonalità che ne costituiscono uno degli aspetti più moderni e suggestivi.
Dedicato a tutti, ma in particolare a chi, magari pervaso da ansia, anela a ritrovare quella pacificante comunione con la natura che rasserena e dissolve ogni tensione, il brano alleggerisce e dilata il cuore restituendoci un po' di quello spazio segreto dove vive la Bellezza.
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Quante volte abbiamo desiderato e voluto condividere un'emozione, un amore, un momento della vita attraverso un canto? E quel canto ci ha restituito un po' di quello spazio segreto dove vive la Bellezza. Ed è proprio il Canto che ci è mancato in questo lungo periodo fatto di silenzi assordanti.
"Sò dove l'erba nasconde la rugiada...
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Può una canzone fermare la guerra? Forse no, ma si può combattere per la pace anche attraverso l’arte, in ogni sua forma. Non a caso, la musica è da sempre stata promotrice di messaggi di pace, per cercare di fermare conflitti di ogni genere. Alcune conosciutissime canzoni sono dei veri e propri accorati inni per la pace. Si può cantare durante la guerra? Lo abbiamo visto diverse volte, in televisione… persone comuni che cantavano o suonavano nei rifugi, rock band impegnate ad allietare con la loro musica le operazioni di difesa, intere orchestre suonare l’Inno alla gioia. E l’ambasciatore italiano, la cui residenza era diventata un rifugio per sfollati, tra una sirena antiaerea e l’altra, tra una telefonata alla Farnesina e una al governo di Kiev, una volta esaurito l’ennesimo attacco e mentre ne arrivava un altro peggiore, si è seduto al pianoforte. E ha suonato “Libertango” di Astor Piazzolla e poi altri passaggi senza tempo. Saranno stati un paio di minuti, forse meno. Ma in quegli istanti di ritorno alla normalità, l’ambasciatore che suona sotto le bombe ci ha insegnato che la poesia e l’arte non hanno paura della guerra. Aveva chiesto di non essere ripreso in video, così come aveva chiesto di tenere riservate le operazioni - poi riuscite - per salvare gli oltre cento italiani con una ventina di neonati e una decina di bambini piccoli. I giornalisti presenti non hanno mantenuto quella promessa. Ma Pier Francesco Zazo li ha già perdonati. E come disse Emilio Lussu a Mario Rigoni Stern… “tu lo sai, in guerra qualche volta abbiamo anche cantato…”
"So dove l'erba nasconde la rugiada,
so dove i grilli accordano i violini,
so dove il vento si ferma quando trema,
quando trema, quando trema;
so dove nasce la voglia di cantare,
so dove nasce la voglia di cantare.
Ma dove l'erba tiene la rugiada,
ma dove i grilli suonano i violini,
è dove il vento tace quando trema,
è dove il vento preme per cantare.
So dove l'erba nasconde la rugiada,
so dove i grilli accordano i violini:
è dove nasce la voglia di cantare,
è dove nasce la voglia di cantare."